domenica 25 dicembre 2011

porte aperte

"Qualcuno può essere qui a Messa quell'unica volta all'anno, qualcuno magari invece viene qui tutti i giorni. E va bene ugualmente: perché fede è accettare che questo Dio bambino abbia una parola da dirci, anche se a volte abbiamo la tentazione di rinunciarci. 
Quando ascolto qualche ragazzo che viene da me a confessarsi, mi capita di sentire frasi del tipo 'La mia ragazza è disperatamente innamorata di me, io invece no'. Allora io gli dico: "Prova a stare ugualmente davanti a lei così, e cerca di capire se il suo amore ti cambia la vita. 
Accettare questo amore più grande di quello che tu possa capire, ma che percepisci - e starci - è questo atto di fede che ci chiede il Signore". (d.G.B.)

giovedì 15 dicembre 2011

Elogio della bidella

Da quando sono entrata nello Stato, ho incontrato diverse bidelle (nella scuola privata, di solito, non esistono).
Di loro non avevo nessun ricordo dalle mie scuole medie o superiori. Uno più significativo mi è rimasto invece dal tirocinio SSIS: un giorno, in un quinto anno del Classico,  è entrata una bidella dicendo alla prof di ruolo di presentarsi in segreteria; e io son rimasta lì dove mi trovavo, di fianco alla cattedra, con gli altri studenti. Allora, benevola, si è voltata verso di me e mi ha incoraggiato: "Su, che la lezione è quasi finita..." (al 100% mi aveva scambiato per l'interrogata di turno). E lì ho cominciato a capire che i bidelli a scuola possono averne davvero, di autorità...
Insegnando, ne ho incontrate diverse così.
In tante ammiro quel loro arrivare dove noi prof non possiamo o non riusciamo.

mercoledì 7 dicembre 2011

Sant'Ambroeus...!

[... per proseguire con le porzioni di Medioevo!]

"...Il bene dei vostri figli sarà quello che sceglieranno: non sognate per loro i vostri desideri. Basterà che sappiano amare il bene e guardarsi dal male e che abbiano in orrore la menzogna. Non pretendete dunque di disegnare il loro futuro: siate fieri piuttosto che vadano incontro al domani con slancio, anche quando sembrerà che si dimentichino di voi. Non incoraggiate ingenue fantasie di grandezza, ma se Dio li chiama a qualcosa di bello e di grande non siate voi la zavorra che impedisce loro di volare.

Non arrogatevi il diritto di prendere decisioni al loro posto, ma aiutateli a capire che decidere bisogna e non si spaventino se ciò che amano richiede fatica e fa qualche volta soffrire: è più insopportabile una vita vissuta per niente.

mercoledì 30 novembre 2011

La mia porzione di Medioevo...

Qualche giorno fa, leggendo una biografia di Cezanne, ho scoperto che andava a Messa tutte le domeniche dicendo alla moglie: "Vado a prendere la mia porzione di Medioevo".

L'espressione mi è sembrata bellissima. E non solo perché fra poco dovrò spiegare il Medioevo ai miei ragazzi di seconda...
Mi ha fatto ricordare un'altra frase, dalla prefazione al libro di uno scrittore che amo molto, Mario Tobino: finissimo conoscitore di Dante e dell'animo umano.
"Scrivendo di Dante, Tobino gli vive accanto, e fa sentire la sua epoca come un passato molto prossimo, sollevando le oscurità di un passato tanto poco oscuro da contenere la luce della Commedia, la luce di San Francesco, la grazia solare delle pietre di Firenze e delle grandi cattedrali. Certo fu epoca di furori e di violenze, e in ciò si avvicina alla nostra; ma fu anche epoca ove il male poteva ispirare un desiderio di purezza, poteva trasfigurarsi in poesia, e in ciò si allontana dalla nostra." (F.G.)
Ed è anche per questo che amo Tobino, Dante, e Cezanne...

lunedì 21 novembre 2011

... che crescono

Ieri, ascoltando parlare una mia amica, finalmente mi si è richiarita: la via di fuga da un dilemma che mi assale sempre.

Come tanti insegnanti che conosco, mi sono sempre interrogata su come si potesse essere giusti e nello stesso tempo buoni
Perché, insomma, là dove si è giusti, spesso sembra di non esserlo più, buoni.
E viceversa.

Nel dilemma, ho sempre optato per il giusto: gli studenti hanno bisogno di giustizia (e anche io). (E pazienza per la bontà...). 
Ché poi l'aveva già detto anche quel realista di Machiavelli: tra l'essere amati, o temuti, meglio il temuti (possibilmente, senza arrivare ad essere odiati...)  
Ma se un dubbio è vero, ti segue anni ed anni.

martedì 15 novembre 2011

Il cielo della neve

Poesia "è quando parola e realtà si legano così strettamente da esaltarsi l'un l'altra".  Oggi, Alla Sera di Foscolo.

"Di quale sera si sta parlando?"
"Di una serata estiva! Le nubi estive e i zeffiri sereni...". "No, è inverno: dal nevoso aere /inquiete tenebre..."
"Calma, avete ragione tutti e due: non vi siete accorti che si parla di due sere?! Foscolo dice che entrambe sono mirabili: quella in cui le nubi corteggiano la sera (quelle serate estive che ci piacciono così tanto, quando possiamo indugiare a star fuori); ma anche quelle invernali...".

(Dubbio improvviso: tra fb-IPod-IPhone-IPad, cosa pensano questi ragazzi guardando il cielo? Hanno abbastanza tempo per guardarlo ancora?!)    
"Vi siete mai accorti che voi sapete quando sta per piovere, e quando sta per nevicare? Com'è il cielo che porta neve?"

venerdì 4 novembre 2011

poesia da condividere

Prima lezione di quest'anno sulla poesia: che cos'è la poesia, chi scrive poesie, perché si scrivono.

Alunna scanzonata: "Le poesie le scrivono sempre persone un po' tristi".
"Perché dici così?".
"Perché le poesie che mi piacciono sono tristi".
"Quindi chi scrive poesie è una persona triste?".
"Mah, forse le scrive non perché è triste, ma solo quando è triste".
Domanda per tutti: "E secondo voi perché?".
"Perché quando si è felici, non si trovano parole abbastanza belle per comunicarlo". "A comunicarlo basta lo sguardo, basta la faccia". "Quando si è felici, si ha voglia di vivere questa felicità".
"E quando si è tristi?".
"Si scrive perché non ci si rassegna a essere tristi".



mercoledì 2 novembre 2011

Il Charlie che non diresti

"Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho capito com'è imbarazzante aver voluto imporre a qualcuno i miei desideri, pur sapendo che i tempi non erano maturi, e la persona non era pronta; anche se quella persona ero io. Oggi so che questo si chiama rispetto
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso di desiderare un'altra vita e mi sono accorto che tutto ciò che mi circonda é un invito a crescere. Oggi so che questo si chiama maturità.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono liberato di tutto ciò che non mi faceva del bene: persone, cose, situazioni e tutto ciò che mi tirava verso il basso allontanandomi da me stesso; all'inizio lo chiamavo "sano egoismo", ma oggi so che questo è amore di sé.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso di voler avere sempre ragione. E cosi ho commesso meno errori. Oggi mi sono reso conto che questo si chiama semplicità.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono rifiutato di vivere nel passato e di preoccuparmi del mio futuro. Ora vivo di più nel momento presente, in cui tutto ha un luogo. E' la mia condizione di vita quotidiana e la chiamo perfezione (o compimento).

martedì 18 ottobre 2011

Z da scoprire

«La poesia? È come una preghiera. Per dire grazie». Grazie di che cosa? «Di essere arrivato a novant’anni con lo stesso desiderio di quando ne avevo sette: quello di scrivere». [...]
Per ricordare i suoi novant’anni gli amici le hanno “confezionato” un pomeriggio di poesie d’amore. Non è un po’ singolare?«Io non lo trovo singolare, perché considero la poesia d’amore quella più vicina a Dio. Anzi, è quella che avvicina a Dio».
Che lo dica lei, che si è sempre considerato un laico…«Non lo sono più tanto. Anzi, non lo sono affatto. Da tempo sono alla ricerca. Di Dio, nel mio caso. D’altra parte, tutti gli uomini cercano il motivo della loro esistenza».
Ritiene di averlo trovato?«Non completamente, perché Dio non è mai raggiungibile. Questa “fortuna” tocca ai santi, ma io santo non sono. Attenzione, però: la mia non è una ricerca forzata. È naturale, come lo è il respiro. Ci sono persone che perdono per la strada questo soffio. Io lo sto recuperando». (A.Zanzotto, da un'intervista ad Avvenire, febbraio 2011)


"...e il mai tacente il mai convinto cuore
tutto è ricco e perduto
morto e insorgente
tuttavia nella luce...."
("Idea", 1951)

 

domenica 9 ottobre 2011

La libertà di far da soli

L'altra sera, parlando con alcuni amici, Davide mi ha dato questa bellissima "formula" sull'educazione (lui non insegna a scuola; ma ha una sanissima esperienza da papà): per lasciare ai ragazzi la libertà di far da soli, occorre esserci di più.

Che, detta così, sembra magari la scoperta dell'acqua calda. Invece si avrebbe l'impressione del contrario, coi ragazzi: "Se penso che qualcosa sia importante, devi ascoltarmi! E se non so più cosa fare con te, fa' quel che ti pare (arrangiati)". (Peggio forse potrebbe essere solo: "Faccio io..."). 

Mi sembra che si possa anche ridire così la tentazione di tanti genitori e insegnanti.

giovedì 6 ottobre 2011

Mani nei capelli...

Due giorni fa la sottoscritta è tornata a tagliarsi i capelli; e ha riscoperto che è bello.

C'è sempre un attimo in cui, fatto lo shampoo, passano due/tre minuti. Si guarda allo specchio, con la mantellina che le lascia fuori solo la testa; e vedersi docile, pronta a essere tosata come una pecorella, le fa tenerezza (vabbé, ok... li ho solo spuntati, i capelli!).

Sarà che abita a Milano, ed è sempre di corsa; sarà che col tempo si apprezzano di più alcuni gesti rituali. Però lasciare finalmente che un altro si occupi di lei, e sui suoi capelli ne sappia di più, è bello. Anche solo dopo lo shampoo, la faccia è diversa (prima ancora di vedersi coi capelli nuovi).

lunedì 3 ottobre 2011

Le tre C; quell'unica A [per una scuola del XXI secolo...]

Appena diventata insegnante, la propaganda ministeriale martellava non poco sul mito delle 3 "I" a scuola. Ora a quanto mi risulta è certo più invadente, almeno su carta, quello delle 3 C (Competenze, Conoscenze, Capacità; la prima C, soprattutto!).

Eppure, nella vita pratica di studenti e insegnanti credo sia necessario soprattutto quel fattore, che non potrà mai essere regolamentato; perché dipende così tanto dalla personale, delicatissima disposizione d'animo di chi insegna e di chi apprende, che mai potrà essere imposto, o fissato una volta per tutte; mentre è l'unico che renda davvero possibili trasmissione di conoscenze, promozione di competenze e capacità.

Mi è stato chiaro settimana scorsa, per una libera iniziativa proposta a scuola.

sabato 24 settembre 2011

Quel che un giorno ho trovato nel mare di Internet

Ogni tanto rileggo questo post, così volevo riproporlo anche ai miei followers: si intitola  Piccola apologia dell'attrito ed è quello che mi ha fatto conoscere lo Scorfano, oltre che iniziare definitivamente la mia avventura blog.

Adesso che ho ricominciato anche ad interrogare, è più che mai attuale...
(Lo so, non è sintetico: ma davvero vale la pena :-)

domenica 18 settembre 2011

sport e Sport

Qualche sera fa sono uscita per un aperitivo con un mio ex-alunno (alunno per quattro anni di seguito). 
Non sono mai scontate occasioni del genere. E l'ex studente in questione non era scontato neppure in classe; magari non sempre studioso, ma attento, questo sì. Sembrava spesso più grande della sua età; e non per una distanza dai suoi compagni, ma per una intensità del suo essere a scuola. Di lui apprezzavo le domande e le osservazioni anche un po' provocatorie sulle mie lezioni; poi, siccome sapevo che faceva regate a livello agonistico, dicevo in cuor mio: "Ecco perché è più grande della sua età: lui lo sa che nella vita, per raggiungere un obiettivo, bisogna far fatica; e allora non cerca di negoziare o tergiversare, come altri suoi compagni di classe...".

Insomma, l'altra sera abbiamo parlato del più e del meno. Mi ha confidato che adesso allena ragazzi di 14 anni (come lui, quando l'ho conosciuto) e che si trova bene nel suo ruolo di allenatore ed educatore;

lunedì 12 settembre 2011

Un blog, perché...

Ecco: ricomincia il bello! (della scuola, e delle mie giornate).
E, come ogni cosa che ricomincia, mi chiedo a cosa valga la pena; per la scuola, come per questo blog.

Perché ho cominciato? Perché si comincia e si va avanti?

Non ho avuto tempo finora di approfondire il mondo dei blog come vorrei, però alcune idee le ho raccolte:

- alcuni vi trovano un angolo creativo, lo spazio per un interesse prevalente: cucina, fotografia, ecc.
- diversi lo utilizzano per lavoro (un portfolio letterario o artistico).
- c'è chi appunta e pubblica tutto, quasi come su Facebook: nomi (e talvolta cognomi...), luoghi, stati d'animo, foto a volte un po' indiscrete... ma non spesso, sinceramente.
- c'è chi dà tanto spazio a discorsi d'attualità e politica (forse, anche per questi ultimi si tratta del primo caso: un interesse prevalente, in una realtà dove il confronto sembra spesso troppo mortificato, travisato o ridotto...).

E il mio? Be', c'entra con la scuola che inizia; anche se non solo...

mercoledì 31 agosto 2011

La regola della lavatrice

Appena ho iniziato la mia carriera lavorativa, ho sperimentato una situazione stranissima: nella mia testa i passi dei miei progetti erano tutti chiari, ben delineati; insomma, perfetti. E poi, nel realizzarli, ecco il "prodigio": quel che doveva esaurirsi in due ore, ne impiegava dieci. Oppure, sulla soglia del traguardo, ecco spuntare l'imprevisto: il dato non calcolato, la reazione inaspettata e contraria di qualcuno... 

Cerco sempre di guardare con attenzione nelle tasche dei miei abiti, prima di metterli in lavatrice: è risaputo che banconote e carte di identità vi finiscono volentieri. Fra gli oggetti più dannosi ho scoperto

domenica 21 agosto 2011

Omaggio al mare (di Noli)

Una serata a Noli, con Pamela Villoresi, mi ha fatto riscoprire queste due poesie: una argentina, l'altra francese:






Uomo libero, tu amerai sempre il mare!
Il mare è il tuo specchio; contempli la tua anima
Nello svolgersi infinito della sua onda,
E il tuo spirito non è un abisso meno amaro.
Ti piace tuffarti nel seno della tua immagine;
L’accarezzi con gli occhi e con le braccia e il tuo cuore
Si distrae a volte dal suo battito
Al rumore di questa distesa indomita e selvaggia.
Siete entrambi tenebrosi e discreti:
Uomo, nulla ha mai sondato il fondo dei tuoi abissi,
O mare, nulla conosce le tue intime ricchezze
Tanto siete gelosi di conservare i vostri segreti!
...
(C. Baudelaire, L'uomo e il mare, dai Fleurs du mal, 1857)


PS: A me il mare piace molto, come la vita; e proprio per questo, non voglio dimenticare che il mare, come la vita, in parte uguale di gioia e dolore è fatto...

giovedì 18 agosto 2011

Città d'agosto: gita in cascina...

(le foto non sono mie... )


 Alle porte di Milano... gita improvvisata! 



(... ma le libellule erano proprio belle così!)

con aironi cenerini... 


... incluso giro a cavallo! (grazie Monica.b.2!)

mercoledì 17 agosto 2011

Universo

Ho appena terminato "Vita e destino": un romanzo pieno di romanzi. Difficile scegliere cosa trattenere perché, davvero, non c'è parola o personaggio cui l'autore non aderisca totalmente. E, per questo, ogni immagine è totalmente vera.

Solo una, allora:
“Quando un uomo muore le stelle nel cielo della notte si sono smorzate, la Via Lattea è scomparsa, s’è spento il sole, si sono spenti Venere, Marte e Giove, si sono fermati gli Oceani, si è fermato il vento e con lui milioni di foglie, i fiori hanno perso colore e odore, niente più grano, niente più acqua, niente più aria calda e fredda. L’Universo dentro l’uomo ha smesso di esistere. Un Universo che somiglia incredibilmente all’Universo al di fuori dell’uomo. E che somiglia incredibilmente all’Universo che continua a riflettersi in milioni di teste vive. Un Universo incredibile, perché capace di distinguere il rumore del suo oceano, l’odore dei suoi fiori, il fruscio delle sue foglie, le venature dei suoi graniti e la tristezza dei suoi campi in autunno da ogni altro Universo fra quanti sono esistiti ed esistono in ogni uomo, e dall’Universo eterno al di fuori dell’uomo. La sua irripetibilità, la sua unicità sono l’anima di ogni singola vita, sono la libertà. Il riflesso dell’Universo nella coscienza umana è alla base della forza dell’uomo, ma la vita diventa felicità, libertà, valore supremo solo quando l’uomo esiste come mondo che mai potrà ripetersi nell’infinità del tempo. Solo quando riconosce negli altri ciò che ha già colto dentro di sé, l'uomo assapora la gioia della libertà e della bontà” (pp. 529-530)

martedì 16 agosto 2011

Holiday cards - 3

Da "Nemo" (08-08-2011)



(Snorkeling all'Isola di Bergeggi, con Miri)

Holiday cards - 2

Da "Il Signore degli Anelli": Barbalbero (26-07-2011)



(Abruzzo, nel faggeto di Pietra Camela)

Holiday cards - 1

Dedicato a Chiara e Diggi (meno parole, più immagini!)

(Abruzzo, Gransasso, verso il rifugio Ferretti)


Da "Il castello errante di Howl" (26-07-2011)









domenica 17 luglio 2011

Libri che segnano - Vita e destino

Ho appena terminato di leggere alcuni post di un bel blog che frequento (semprenpo'adisagio), scritto a due mani da un libraio e da un prof di italiano come me.
Bellissima coppia: riassumono le mie due passioni più grandi.

Mi sto apprestando a leggere ora Vita e destino, di V. Grossman (Adelphi, 827 pagine - scritte piccole!). Per quest'estate ne ho in cantiere anche altri (tanti). Non per dovere, non per mestiere.
E scorrendo quel blog mi è tornata in mente con prepotenza come è nata la mia passione per i libri, come ho scelto il liceo e l'Università, il mestiere che faccio e le amicizie a cui tengo di più.

A 7-8 anni, nella via dove abitavo (in centro a Milano, ma non grande; e abbastanza al riparo dal traffico) c'erano anche la sartoria di mio papà, un'edicola, una libreria. E  naturalmente anche un bar...

mercoledì 6 luglio 2011

Letture estive 2 - su una linea di santa Teresa...

Di ritorno dal mare: io, un'amica, e i miei libri - e tempo coperto, ideale per leggere!
Così ho fatto una scoperta nuova. Non avevo mai provato prima a leggere un libro scritto male; e non solo perché non riuscissi a immedesimarmi nell'argomento.
Di me ho sempre pensato di essere una lettrice onnivora, e ho desiderato spesso la precisione di giudizio di altri, su libri che io avevo magari già letto, e che avevo più o meno amato. Anche solo per poco: amato come un bicchier d'acqua o una bibita d'estate. Perché a volte il desiderio di leggere è così assoluto che supera qualsiasi altra considerazione; come l'immagine che mi è sempre rimasta in mente, trovata scritta una volta sulla biografia di Antonio Gramsci: la sete di leggere per lui da bambino era così tanta, e i libri a disposizione così pochi, che pur di leggere scorreva almeno gli elenchi telefonici...

venerdì 24 giugno 2011

Letture estive

Come ogni estate senza esami di maturità - da quando insegno, pochissime! -, a programma ho finalmente bastimenti su bastimenti di letture estive.
In questo momento sto leggendo un libro suggeritomi da una collega. E appena iniziato vi ho scoperto dentro, come un regalo, una bellissima citazione di Natalie Ginzburg.
Sto pensando a cosa tagliare, ma è piena di spunti davvero belli.
Tanto più che si riallaccia a un episodio di settimana scorsa: stavo cercando di dare a una mia alunna indicazioni sui debiti di settembre, ma lei era preoccupata oltre il giusto; e infatti a un certo punto ha ammesso che c'era anche altro, che però non voleva dire neppure ai suoi.
Così le ho detto (all'incirca): "Se capirai di aver bisogno di parlare con qualcuno, io ci sono. Ma l'importante non è questo:

martedì 21 giugno 2011

Valore aggiunto

Assegnazione debiti: il bello della vita può nascondersi anche qui. Io e una collega ne approfittiamo per ricevere alcuni genitori che durante l'anno siamo riuscite a vedere poco. Momento molto tranquillo, anche perché c'è stato tempo di accordarsi con largo anticipo, e i debiti erano già noti - e, nei cuori di alcuni, stranoti - da più settimane. Così il dialogo è proprio vita-vita: c'è la mamma che ha dovuto affrontare una situazione difficile, e sa di aver lasciato la figlia spesso da sola; quella alle prese con le bugie - piccole e grandi - di un'altra; la domanda se far cambiar scuola al figlio, anche per la preoccupazione di alcuni rapporti che lì sono nati, e che non si approvano particolarmente... 
Non ci sono ricette, né ricatti, né aut-aut: il momento è un di più (nessuno lo ha imposto, a nessuna delle parti) e i giochi per quest'anno ormai sono fatti. 
Cioè, no:

venerdì 10 giugno 2011

Quel che resta dell'anno...

Ultima settimana di scuola. Con i miei 80 studenti (suddivisi in tre classi, ovviamente...!), terminate spiegazioni e verifiche, mi sono lanciata nelle attività più disparate: i quiz di storia e geografia; la lettura di brani indicati da loro; il commento delle riprese video del lavoro su Antigone; la torta per la mia classe più sveglia e turbolenta... Insomma, a ciascuno il suo.
E oggi, ultimo giorno di scuola, non son riuscita a trattenermi. Anche se gli scrutini sono ancora tutti da fare - ed alcuni presagiscono il peggio... - volevo sapere cosa avessero in cuore da dirmi su quest'anno. 
A settembre avevo provocato alcuni di loro con la frase che amo così tanto di Pavese ("L'unica gioia al mondo è cominciare..."). Ma tutti abbiamo bisogno di sapere come una storia va a finire. 
Nella classe più aperta, ho chiesto di intervenire liberamente; in altre di scrivermi, anche in forma anonima, cosa fosse stato per loro quest'anno passato. Un anno nella vita, non solo di scuola...
Chi si è messo a scrivere, sembrava non voler finire più. Tanti hanno ringraziato per i compagni incontrati (fa sempre effetto, a pensarci: ringraziare per qualcosa che solo in minima parte decidiamo noi...). E, naturalmente, qualcuno anche per certi professori, o per aver capito che questa è la scuola per sé (i miei 80 sono tutti di prima...). 
Commuove veder scritto, da chi so aver faticato parecchio: "Ho imparato che niente è impossibile se uno si impegna, e che aiutare gli altri e farsi aiutare senza avere paura è un passo avanti". E un'altra, spesso sulle sue: "Sono dell'opinione che se qualcuno sbaglia, lo fa inconsapevolmente, e poi dentro di sé impara la lezione, anche se magari fuori, agli altri, non lo fa vedere...". Un'alunna dal cuore d'oro: "Alcune mie compagne mi hanno fatto imparare da loro, e spero che possa essere così anche negli anni successivi, e che anche loro abbiano imparato qualcosa da me".

Per finire, due gemme: "In quella materia la fatica a poco a poco è diventata sempre meno, perché mi interessava così tanto quello che si diceva, che mi è stato naturale trattenerla" (chi ha parlato non si riferiva alle mie materie, ma certamente sa cosa significhi lo "studium" dei latini...).
"Ho cominciato a capire quali professori amano la loro professione, e quindi ho capito che di loro posso fidarmi".  
E a chi ha detto così (con o senza debiti, non lo so ancora) io la maturità la darei subito oggi.

mercoledì 25 maggio 2011

Sapendo e non sapendo...

Qualche giorno fa ho scoperto una poesia di Mario Luzi. E' molto lunga, così ne riporto solo alcuni stralci:
...
se ne va
il giorno umano
e non umano,
le sfugge dall'incavo
dei suoi piccoli monti,
si eclissa tra le pieghe dei suoi aridi dossi,
se ne va il giorno
e l’uomo
e la vita ch’è in loro,
se ne va
avendo e non avendo
saputo qual è stata la sua parte...
ma è stata - lei lo sa - E’ stata
e questo la fa piangere
talora di grazia e di letizia.
  (M. Luzi, "Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini")

Ieri sera mi sono addormentata con amarezza, per una questione personale. E, come spesso, l'ultimo pensiero della giornata è stato: "E domani come entrerò in classe?".
Qualsiasi insegnante sa che la sua professione è particolare perché non si tratta solo del latino, delle guerre puniche, dei verbi predicativi, ...
Insegnare è essere con tutto se stessi davanti a studenti che chiedono innanzitutto "perché" val la pena studiare quel che fanno. E questo si legge sul volto prima ancora che dirlo a parole.
Ma lasciarsi andare allo scetticismo non paga: non appaga né me né loro. Ogni giorno lasciato allo scetticismo è un giorno perso per tutti.
Invece, ripartire aspettandosi dalla giornata che qualcosa faccia rialzare la testa, conviene sempre. Conviene anche perché non è vero che le giornate, appunto, portino ricorrentemente amarezze: conviene perché succede proprio che portino una novità. Il filo è intermittente; si spezza e bisogna riprenderlo in mano: "Se ne va il giorno / e l'uomo / e la vita ch'è in loro. / Se ne va / avendo e non avendo saputo / qual è stata la sua parte. Ma è stata - lei lo sa....".
Io penso che si bari se si dice che questo senso non c'è. C'è e non c'é insieme: ma allora non è vero che non c'è. Anche se ogni volta, ogni amarezza, sembra riallontanare i capi...
Ma il senso che non c'è (o che non vedo) non annulla il senso che ho visto. Stanno stretti l'uno all'altro. E io penso che anche questo i miei alunni leggano sulle facce di chi li interpella: se un adulto riscommette, oppure no.

sabato 14 maggio 2011

Il bello di un palcoscenico

Ho avuto la fortuna, in questi giorni di maggio, di fare una vera e propria esperienza di teatro. 
[Eh sì che a un certo punto mi sono anche detta: ma val la pena, proprio in questo mese, quando io e i miei studenti siamo così strapponati da verifiche, interrogazioni...? Beh, proprio sì: è valsa la pena!] 
Insegnando letteratura, ho sempre pensato che il teatro potesse dare un'esperienza a tutto tondo del leggere: quali sfumature possono essere colte dall'interpretazione di un testo... e altre cose così. 
Questo, prima di incontrare la mamma di una mia studentessa, che ha proposto (per una classe che non era però quella di sua figlia) di affiancarmi nel lavoro sull'Antigone (vedi i miei post del 18 e 28 marzo). 

Ed ecco che - bellissimo! mondi si sono aperti.

mercoledì 4 maggio 2011

Sguardi, famiglie, perplessità

Quest'anno scolastico mi ha dato in sorte tre classi prime: 80 ragazzi da accompagnare, nello studio e nella vita; da guardare sempre, perché in classe tutto funziona solo se li guardo uno per uno, se di ognuno ricerco lo sguardo ogni volta che mi introduco in classe (e così finalmente l'appello può perdere l'aspetto militaresco - o collegiale - che spesso investe l'usanza...).
Ed ora è la fine dell'anno, e fra le verifiche (e i recuperi) che si inseguono, in realtà emerge ancora più prepotente il grido di ciascuno di loro; e - chiaro - specie di chi ha più ferite scoperte. 
Forse perché quest'anno ho solo studenti così giovani, mi ritrovo con insistenza a pensare alle loro famiglie: perché a 14 anni, davanti al rush finale, non si riesce neppure lontanamente a nascondere le proprie reazioni; oppure, viceversa, perché la percentuale di chi bigia aumenta vorticosamente, e i miei studenti non hanno nemmeno la furbizia, o il desiderio di nasconderlo (spesso fra l'altro perché le stesse mamme, quando chiedo chiarimenti,  rispondono gentilmente "Sì sì, sapevamo, eravamo d'accordo..."). 
Alcuni studenti sono costernati perché hanno giocato a tira-e-molla tutto l'anno, e ora è davvero troppo tardi per avere la sufficienza in tutte le materie; altri poi hanno gettato la spugna perché sanno che ormai l'anno è perso. E alcuni si disperano perché pensano di essere già spacciati, mentre per i loro insegnanti non è così evidente (ma quegli studenti non possono mollare ora, altrimenti sì che si giocheranno da sé l'anno!). 
Gli altri - per fortuna, ancora la maggior parte - raccolgono le forze e presenziano ad ogni verifica, prendono appunti imperterriti, arrischiano domande e battute.

Ed io penso ai loro genitori. A quanto sia importante che la famiglia possa sostenerli, e non sostituirsi a loro ("Ma professoressa, perché mio figlio non riesce a ottenere la sufficienza? E' tutto l'anno che schematizzo per lui il suo libro di testo [!!!], dovrebbe funzionare..."). Penso a quanti si stanno accorgendo solo ora che il figlio ha bigiato ininterrottamente negli ultimi due mesi, e vengono a scoprirlo per sbaglio; a chi ha davanti un figlio sollecitato a frequentare una scuola che ormai è palesemente inadatta; a chi è di fronte ai piccoli - o grandi - drammi della scuola, che si assommano sempre più spesso a quello del marito che è scappato di casa, alla malattia da fronteggiare, al lavoro che non c'è... Perché i miei alunni, soprattutto ora che mi sembra di dover solo correggere verifiche, gridano ancora di più che la vita non può essere solo voti. E io, che i voti comunque li do, e so che è inutile barare su questi, vorrei anche contestualizzarli e ricondurli a quello che sono realmente: un aspetto, serio, del reale; ma uno solo. 
Penso a tutte queste famiglie, e sono grata a quella mamma che stamattina mi ha chiamato per dirmi: "Mia figlia vorrebbe mollare, ma io mi rifiuto di ascoltare solo lei: perché a scuola c'é lei, ma come io sono sua madre, voi siete i suoi professori. Devo ascoltare anche voi".
Ecco la famiglia che spero sempre di trovare in questo scorcio dell'anno: perché in aula i protagonisti sono tre (scuola, alunni, famiglia). E una famiglia che semplicemente c'è, nonostante tutto, fa esattamente tutto quanto è necessario a me e ai miei studenti.

lunedì 25 aprile 2011

Di corsa

Dall'immagine tesa
vigilo l'istante
con imminenza di attesa –
e non aspetto nessuno:
nell'ombra accesa
spio il campanello
che impercettibile spande
un polline di suono –
e non aspetto nessuno:
fra quattro mura
stupefatte di spazio
più che un deserto
non aspetto nessuno:


domenica 10 aprile 2011

Vento e Sole

Primavera pienissima (cielo blu, sole e vento!). Così, ripensando ad alcuni episodi in classe dell'ultimo periodo, mi è tornato in mente questa  breve favola di Esopo, che ho scoperto grazie al mio amico Luigi: 
Un giorno il vento e il sole cominciarono a litigare.
Il vento sosteneva di essere il più forte e a sua volta il sole diceva di essere la forza più grande della terra.
Alla fine decisero di fare una prova. Videro un viandante che stava camminando lungo un sentiero e decisero che il più forte di loro sarebbe stato colui che sarebbe riuscito a togliergli i vestiti.
Il vento, così, si mise all'opera: cominciò a soffiare, e soffiare,

giovedì 7 aprile 2011

La lunga notte della Romana Respublica...

La qui presente prof sente notevolmente la primavera: come già scritto qualche giorno fa, patisce - in queste fantastiche giornate primaverili - il dover correggere compiti, ermeticamente chiusa in casa...
Per fortuna, i suoi alunni hanno deciso di alleviare le fatiche della prof con una massiccia dose di ironia, unita a un forte senso civico (non si sa in che misura prevalga più l'una o l'altro...).
Studiare fa bene; il latino sviluppa la logica ed affina la lingua; tradurre bene dal latino equivale a conoscere sé e la propria storia. Così, a imperitura memoria, la prof ha deciso di pubblicare qui i risultati dell'ultima loro impresa di traduzione: perché è l'anno delle celebrazioni dell'Unità d'Italia; perché tutti devono sapere di quali delitti si sia macchiata la monarchia romana, prima dell'agognato passaggio alla repubblica; per condividere con tutti i frutti delle ricerche dei suoi studenti, e lo stupore che ha contrassegnato la correzioni di tali versioni.
Questo il testo del compito in classe, modestamente da me tradotto, a proposito del ben noto episodio dell'oltraggio di Tarquinio Sesto alla matrona Lucrezia:

martedì 5 aprile 2011

Franci

Oggi è il compleanno di Franci, il mio fratello preferito (nonché unico; e l'ordine NON è casuale!). 
Quando è nato, ho fatto la mia prima (straordinaria!) scoperta di cosa fosse l'altro: l'altro da sé, cioè un altro così vicino a me, così simile a me, e così in grado di reagire diversamente da me davanti alle stesse cose che vedevo io, che vivevo io. 
E così è anche adesso. E di questo essere vicini e diversi, posso solo ringraziare! Perché l'amicizia è diventata più grande, più consapevole; eppure sono convinta che tutto è cominciato per il semplice fatto che lui ci fosse: lui, un altro me come me, arrivato come il più bel regalo di quella domenica uguale alle altre (non così uguale, però: perché c'era nell'aria quella strana attesa...). 
Ma il ringraziamento più grande è per le sue risate: improvvise e fragorose, contagiose, perché debordanti di felicità. 
E se oggi il tono delle tue risate è appena più trattenuto rispetto a quello così argentino di questa foto, io so che questa risata sei tu. Auguri Franci!
Moni

lunedì 28 marzo 2011

A.A. (Ancora Antigone)

Nei bellissimi giorni primaverili che sono arrivati a Milano, correggere compiti o lasciarsi prendere dalle preoccupazioni appare davvero stonato (tanto più abbandonarsi a pensieri malinconici!). 
Ma oggi il cielo si è coperto, così mi sento meno in colpa a buttar giù qualche riga... E Antigone sta ancora bussando alla porta. 
In una delle pagine finali di Sofocle lette in classe, ci siamo imbattuti anche in quest'altra frase: "Se per gli dei è giusto, allora, attraverso il dolore, riconoscerò la mia colpa...". Mi sono fermata e ho commentato velocemente: "Come è vera questa frase! Capite?". Ma, prima ancora delle risposte esplicite, erano le stesse facce nei primi banchi a dirmi di no. Poi la campanella è suonata, e non c'è stato tempo per dir di più. 

venerdì 18 marzo 2011

Misteriosa Antigone

In queste ultime settimane sto rileggendo in classe le tre versioni di Antigone di Sofocle, Anouilh, Brecht. Partiti in ordine cronologico, l'Antigone di Sofocle ha subito conquistato; poi la lettura di Anouilh - prevedibilmente! - ha surclassato velocemente il favore accordato a Sofocle. Anche io, qualche anno fa, ne ero d'altra parte rimasta molto colpita; capisco il punto di vista dei miei studenti, anche se ora non baratterei mai i due autori!

Ho proposto la lettura di Antigone per la lotta forte che si instaura tra le esigenze del potere e la legge "non scritta" del cuore (il diritto di Antigone di onorare la morte del fratello Polinice). Poi, come insegna Calvino, si scopre che un grande classico non finisce mai di entrare in dialogo con noi e con i problemi del nostro tempo ("Molte meraviglie vi sono al mondo, nessuna meraviglia è pari all'uomo"... "Un uomo, anche se è saggio, non deve vergognarsi di essere duttile, per imparare sempre di di più"...).

A un certo punto però abbiamo riletto una pagina che non ricordavo;

lunedì 7 marzo 2011

Basti l'esempio...?!?


Cosa potrà mai rendere l'idea di un genio come quello di Gaudì?!?

Be', provo a fidarmi di Dante...:
"... Però l'essemplo basti / a cui esperienza grazia serba" (Pd, I)
(... perciò basti l'esempio, per colui al quale Dio un giorno darà la grazia di farne esperienza di persona!)

venerdì 4 marzo 2011

Dedicato a tutte le Giulie


Primo giorno di scuola - by R. Zardoni
 Chi mi conosce, sa che amo molto una frase di Pavese:
"L'unica gioia al mondo è cominciare. E' bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante" (Il Mestiere di vivere)
Mi è capitato più volte di proporla anche ai miei studenti, come messaggio di inzio anno, oppure come tema in classe; ne vien sempre fuori qualcosa di interessante.
Qualche anno fa ho dato questa traccia a una classe del terzo anno. E lì ho incontrato Giulia.

Tutti, abbastanza soddisfatti del titolo, hanno cominciato a scrivere;solo Giulia incalzava con le sue domande: "Prof, ma chi era Pavese? Perché ha scritto questa frase? In che contesto si trovava?". Io rispondo un po' evasivamente: "E' uno scrittore del '900, ha ricevuto diversi premi letterari... Ma tu concentrati sulla frase, vorrei che commentassi quella".
Sapevo che aveva più ragione lei di me: il peso specifico di una frase è dato dal suo contesto. Ma non volevo che sapesse come Pavese avrebbe poi terminato la sua vita. E già la frase immediatamente dopo, nel Mestiere di vivere, sarebbe stato un indizio inquietante:

mercoledì 2 marzo 2011

Dialogo nel buio, chiaro come il sole

Qualche settimana fa sono stata con i miei studenti al percorso "Dialogo nel buio". Alcuni di loro c'erano già stati; io no, e infatti non sapevo cosa aspettarmi. 
Giovanni, la nostra guida (come tutte, lì, un non vedente), è stato strabiliante per la familiarità e la decisione con cui ci ha accolto, e il rapporto che ha voluto instaurare con noi. 
Tappa finale, il famoso bar "al buio", dove porre tutte le domande che sono sorte nell'ora passata insieme. 
Complice anche un po' l'oscurità, i miei studenti non tralasciano nessuna domanda per Giovanni: "Quanti anni hai?" "Come fai a non scottarti quando devi cucinare?!" "Come immagini il cielo?" "E l'azzurro per te cos'è?".

Poi il dialogo si fa più serrato, e insieme più attento: Giovanni rivela che è diventato un non vedente col tempo, cioè che non lo è dalla nascita. 
"Cosa ti manca di più?".
"Gli sguardi delle persone con cui parlo, per sapere cosa pensano davvero".

martedì 1 marzo 2011

Fra il Cielo e il mare

Volevo iniziare così l'avventura di questo blog: fra cielo, mare, e la promessa di una musica nuova. Rubando le parole a Lewis (e so che la citazione è alta! Ma non avrei accettato di iniziare per meno...):

"Ci sono state delle volte in cui ho pensato che non desideriamo il Cielo; ma più spesso mi trovo a chiedermi se, nel fondo del cuore, non abbiamo mai desiderato altro ....
Non è forse vero che le vostre amicizie più durevoli sono nate nel momento in cui, finalmente, avete incontrato un altro essere umano che aveva almeno qualche sentore di quel qualcosa che desideravate fin dalla nascita, e che cercate sempre di trovare, di vedere e di sentire, sotto il flusso di tutti gli altri desideri, e in tutti  temporanei silenzi tra le altre passioni più forti, notte e giorno, anno dopo anno, dall'infanzia alla vecchiaia? 
Tutte le cose che hanno mai posseduto profondamente la vostra anima ne sono state solo degli indizi - barlumi allettanti, promesse mai completamente realizzate, echi che si spegnevano subito appena vi arrivavano alle orecchie. Ma se questa cosa dovesse manifestarsi - se mai dovesse sentirsi un'eco che non si spegnesse subito, ma si espandesse nel suono stesso - voi lo sapreste!".

Il mio primo post vuole lanciarsi in mare per fissare i baleni e gli scorci che le giornate riservano, e lasciarli come postille sul web; ai miei amici per primi, e a quanti raggiungeranno queste pagine. Benvenuti a ciascuno di voi!