mercoledì 30 novembre 2011

La mia porzione di Medioevo...

Qualche giorno fa, leggendo una biografia di Cezanne, ho scoperto che andava a Messa tutte le domeniche dicendo alla moglie: "Vado a prendere la mia porzione di Medioevo".

L'espressione mi è sembrata bellissima. E non solo perché fra poco dovrò spiegare il Medioevo ai miei ragazzi di seconda...
Mi ha fatto ricordare un'altra frase, dalla prefazione al libro di uno scrittore che amo molto, Mario Tobino: finissimo conoscitore di Dante e dell'animo umano.
"Scrivendo di Dante, Tobino gli vive accanto, e fa sentire la sua epoca come un passato molto prossimo, sollevando le oscurità di un passato tanto poco oscuro da contenere la luce della Commedia, la luce di San Francesco, la grazia solare delle pietre di Firenze e delle grandi cattedrali. Certo fu epoca di furori e di violenze, e in ciò si avvicina alla nostra; ma fu anche epoca ove il male poteva ispirare un desiderio di purezza, poteva trasfigurarsi in poesia, e in ciò si allontana dalla nostra." (F.G.)
Ed è anche per questo che amo Tobino, Dante, e Cezanne...

lunedì 21 novembre 2011

... che crescono

Ieri, ascoltando parlare una mia amica, finalmente mi si è richiarita: la via di fuga da un dilemma che mi assale sempre.

Come tanti insegnanti che conosco, mi sono sempre interrogata su come si potesse essere giusti e nello stesso tempo buoni
Perché, insomma, là dove si è giusti, spesso sembra di non esserlo più, buoni.
E viceversa.

Nel dilemma, ho sempre optato per il giusto: gli studenti hanno bisogno di giustizia (e anche io). (E pazienza per la bontà...). 
Ché poi l'aveva già detto anche quel realista di Machiavelli: tra l'essere amati, o temuti, meglio il temuti (possibilmente, senza arrivare ad essere odiati...)  
Ma se un dubbio è vero, ti segue anni ed anni.

martedì 15 novembre 2011

Il cielo della neve

Poesia "è quando parola e realtà si legano così strettamente da esaltarsi l'un l'altra".  Oggi, Alla Sera di Foscolo.

"Di quale sera si sta parlando?"
"Di una serata estiva! Le nubi estive e i zeffiri sereni...". "No, è inverno: dal nevoso aere /inquiete tenebre..."
"Calma, avete ragione tutti e due: non vi siete accorti che si parla di due sere?! Foscolo dice che entrambe sono mirabili: quella in cui le nubi corteggiano la sera (quelle serate estive che ci piacciono così tanto, quando possiamo indugiare a star fuori); ma anche quelle invernali...".

(Dubbio improvviso: tra fb-IPod-IPhone-IPad, cosa pensano questi ragazzi guardando il cielo? Hanno abbastanza tempo per guardarlo ancora?!)    
"Vi siete mai accorti che voi sapete quando sta per piovere, e quando sta per nevicare? Com'è il cielo che porta neve?"

venerdì 4 novembre 2011

poesia da condividere

Prima lezione di quest'anno sulla poesia: che cos'è la poesia, chi scrive poesie, perché si scrivono.

Alunna scanzonata: "Le poesie le scrivono sempre persone un po' tristi".
"Perché dici così?".
"Perché le poesie che mi piacciono sono tristi".
"Quindi chi scrive poesie è una persona triste?".
"Mah, forse le scrive non perché è triste, ma solo quando è triste".
Domanda per tutti: "E secondo voi perché?".
"Perché quando si è felici, non si trovano parole abbastanza belle per comunicarlo". "A comunicarlo basta lo sguardo, basta la faccia". "Quando si è felici, si ha voglia di vivere questa felicità".
"E quando si è tristi?".
"Si scrive perché non ci si rassegna a essere tristi".



mercoledì 2 novembre 2011

Il Charlie che non diresti

"Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho capito com'è imbarazzante aver voluto imporre a qualcuno i miei desideri, pur sapendo che i tempi non erano maturi, e la persona non era pronta; anche se quella persona ero io. Oggi so che questo si chiama rispetto
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso di desiderare un'altra vita e mi sono accorto che tutto ciò che mi circonda é un invito a crescere. Oggi so che questo si chiama maturità.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono liberato di tutto ciò che non mi faceva del bene: persone, cose, situazioni e tutto ciò che mi tirava verso il basso allontanandomi da me stesso; all'inizio lo chiamavo "sano egoismo", ma oggi so che questo è amore di sé.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso di voler avere sempre ragione. E cosi ho commesso meno errori. Oggi mi sono reso conto che questo si chiama semplicità.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono rifiutato di vivere nel passato e di preoccuparmi del mio futuro. Ora vivo di più nel momento presente, in cui tutto ha un luogo. E' la mia condizione di vita quotidiana e la chiamo perfezione (o compimento).