giovedì 1 novembre 2012

Nani (sulle spalle di giganti...)

Qualche giorno fa, su Youtube, ho ascoltato l'ultima intervista di Pasolini: davvero un altro mondo, il suo, con parole e riferimenti così lontani dal nostro tempo... 
Eppure mi spiace che non si parli più di lui: nessuno ha più saputo percorrere la sua intuizione sull'omologazione di oggi, così scomoda e così vera.

Ieri, per esempio, mi si è stretto il cuore in classe. Prima di introdurre il nuovo argomento di letteratura, dico agli studenti: "Abbiamo cominciato a studiare letteratura: tenete presente che, quando lavoreremo su un certo argomento, mi interessa che voi abbiate bene in mente quel che dico io, quel che dice il libro di testo, e quello che penserete voi". Il concetto mi sembrava semplice e condivisibile. Ma (giustamente) subito si alza una mano: "Prof è impossibile che noi possiamo esprimere un nostro parere:

domenica 14 ottobre 2012

Vite a metà

 Foto: © B. Zoggia
Negli ultimi anni ho avuto spesso a che fare col biennio. Forse anche per questo vedo ragazzi che patiscono di più per le divisioni in famiglia. E' normale poi che le loro mamme vengano più spesso ai colloqui, e così mi raccontino.
Quindi io non so se la sindrome di PAS sia qualcosa che meriti o no di entrare adesso nei manuali di psicologia e psicopatologia: i ragazzi soffrono di situazioni di questo tipo, comunque. E certo la solitudine che patiscono gli individui nella nostra società non può che accentuare queste fratture, fino magari a renderle mostruose e sconcertanti.
Nonostante la diffusione di tali situazioni, i ragazzi e le loro famiglie non se ne fanno ragione (qui il principio del "mal comune, mezzo gaudio" non attacca proprio - e meno male, dico io...).

Per converso, mi torna spesso in mente in questi giorni un brano di Piero Chiara che per me racchiude una delle dichiarazioni  di riconoscenza più alte che siano mai state rivolte a un padre (spesso i grandi - "colpevoli" - assenti dai miei colloqui...):

A volte mi domando se mio padre ricorda ancora quei giorni. E se si è mai reso conto di quanto imparavo da lui nei silenzi di quei pomeriggi d'inverno. L'inverno mi pareva un personaggio vivo, e il lago, le piante, il battello, tanti esseri che prendevano vita e sostanza alle sue parole e ai suoi gesti.

mercoledì 19 settembre 2012

Tutti attorno a un tavolo



Ieri stavo per entrare in una mia classe, ma una bidella mi ha bloccato sulla porta: "Non si può entrare, stanno montando la LIM...". Gioia per la LIM (che spero non sia solo temporanea), e ricerca di un'aula vuota che ci ospiti.
Per ora è libera quella della futura sala computer: lunghi banchi vuoti addossati alle pareti. Occorre ricreare uno spazio per noi! Formiamo un enorme quadrato e ci sediamo tutti attorno, me compresa. E cominciamo la lezione: la prima di Epica. Cos'è il mito, quali conoscono, qual è la differenza tra miti/leggende/testi epici... 
 
Uno dei primi racconti che mi citano è quello di Minosse e del Minotauro: una studentessa parte in quarta a raccontare, ma si blocca perché non si ricorda più alcuni passaggi, oppure torna indietro perché si rende conto che alcuni particolari importanti non li ha citati prima. Così tutti insieme contribuiamo a integrare, il racconto passa di bocca in bocca, si arricchisce, si precisa, si confrontano versioni differenti...
Bilancio:

domenica 16 settembre 2012

La tentazione dell'abisso


Buzzati è una scoperta sempre.

Dopo tre giorni passati a illustrare l'importanza della grammatica italiana e latina, sabato ho voluto rileggere in una mia prima liceo "Il colombre". 
Istintivamente lo lego all'età in cui appunto l'ho scoperto io (13-14 anni); e infatti è piaciuto a tutta la classe, anche a chi l'aveva già letto. Eppure, parlarne con loro questa volta ha aperto per me nuovi misteri.


Leggo con calma, e gli studenti seguono bene (è l'ultima ora di sabato). Poi concedo 30 secondi di pausa, dopo questa lettura lunga e... "Come altro potremmo definirla?". "Bella". "Interessante". "Intrigante". "Drammatica" (gli aggettivi che trovano sono sempre più precisi, mi accendono in fretta!).

mercoledì 5 settembre 2012

Col corpo e con la mente

Questa estate mi sono concessa il "lusso" di quattro giorni volanti in Irlanda (non che siano state le mie uniche ferie: ho trascorso una settimana anche in Val d'Aosta e in Sardegna...). Il lusso deriva, oltre che dall'ottimo albergo in cui abbiamo prenotato, dall'aver deciso di andar via con alcuni miei colleghi di scuola, senza studenti. La proposta è stata di una collega di inglese che conoscevo appena, e mi son detta: "Se uno degli aspetti più importanti del mio mestiere sono i rapporti che si costruiscono, val la pena investirci...". Così, ecco scelta la meta: volo low cost con atterraggio a Knock; 3 notti a Westport; programma abbozzato da casa per visitare i dintorni.
La prima scoperta è stata proprio l'aeroporto:

venerdì 20 luglio 2012

Se ti chiama un puma

Foto: © B. Zoggia
Ieri sera ho assistito al mio primo concerto blues in piena regola: Idro in Blues, capitanato da Fabio Treves, band e amici.
Prima sorpresa: è stato un concerto bellissimo. Per me che di blues conoscevo poco o niente, una sorpresa potermi sentire in piena consonanza con loro. E, sorpresa nella sorpresa, proprio Treves, il "puma di Lambrate" (sic!).
Tutto è carismatico in lui: passi, gesti, voce. E suona "appena" una armonica: ma non ho mai creduto si potesse essere così espressivi con uno strumento tale. Così mi sono resa conto che il vero "carisma" non consiste tanto negli strumenti di cui si dispone, ma nella quantità di noi stessi che vi immettiamo: quell'armonica a bocca era tutto lui, tutto il suo gusto di poter suonare con i suoi amici, tutto il suo gusto di vivere.
Prima che arrivasse sul palco la musica è stata piacevole; ma quando è approdato lui, tutti si sono risvegliati. Come se li chiamasse in vita e loro non potessero non rispondergli: e così sono emersi anche il batterista, il chitarrista...
Mi piace pensare che nella vita non sia diverso: se qualcuno chiama forte, semplicemente essendo se stesso, richiama anche me. Omaggio perciò a lui, e a chi come lui sa risvegliarmi nel gusto per una vita così.

domenica 15 luglio 2012

Leggere insieme

Quest'anno le trasmissioni scolastiche per me si sono interrotte al 15 giugno (sì, ok, ci sono stati i giorni di assistenza obbligatoria agli scritti di maturità... ma poi nulla più). Quindi, fino all'1 settembre, stop.
E' la brusca estate dei prof: mesi e mesi a correre (soprattutto gli ultimi), poi il nulla, all'improvviso (mi ricorda una bella poesia di Montale...). Peccato, perché non sapendo neppure le classi che avrò l'anno prossimo, la situazione risulta sempre un po' buffa; si potrebbero altrimenti mettere in cantiere progetti coi colleghi (ce ne saranno pure altri che, come me, patiscono l'inerzia? Credo di sì...).
Insomma, tre mesi a spasso (o due e mezzo...) mi sembrano sempre troppi...

Comunque, refrigerio nell'arsura estiva, l'insegnante che è in me gode moltissimo dei piaceri della lettura.
Grazie ai consigli di vari amici mi sono gettata su alcuni arretrati, cui si sono sommati in fretta nuovi titoli. Ecco, nell'ordine, quelli che ho divorato nell'ultimo mese:

lunedì 25 giugno 2012

Forse vorrei

© Barbara Z.
A ottobre, prima di iniziare a studiare poesia con i miei studenti, ho chiesto loro di rintracciare una poesia che parlasse di adolescenza. E poi di provare a scriverne una da soli.

Questa è così bella che non ho potuto non trascriverla
(grazie, perciò, a chi ha voluto regalarmela):

Forse vorrei sentirmi più felice,
più realizzata.
Vorrei
che tutto andasse per il meglio.
Vorrei desiderare
ciò che ho.
Vorrei sentirmi più libera,
libera di poter essere
quella che sono.
Vorrei trovare quello che cerco.
Vorrei conoscere quello che ancora non so.
Vorrei che gli altri cercassero
di capire.
Vorrei come loro
essere più umana
e poterli aiutare.
Forse così mi sentirei
un po' meno sola.

PS: la persona che l'ha scritta si è quasi scusata per averla scritta a più riprese (mi ha detto che ci ha impiegato alcuni mesi). Come per L'Infinito di Leopardi: stima infinita!

mercoledì 20 giugno 2012

Come stai

Qualche giorno fa, in un bel giro nel cuore delle Marche, ho conosciuto anche alcuni ragazzi della comunità L'imprevisto. Prima dell'incontro li avevo incrociati per caso fuori dalla sala: mai avrei detto che potessero essere ragazzi "di quella comunità"; e così è stato anche dopo.
Ho sentito parlare Omar, Riccardo, Lorenzo; ragazzi normalissimi, con lo sguardo buono (Omar con un sorriso ancor più buono, se possibile). Alle spalle, tanto male, personale e non solo.
Però "alle spalle" vuol dire proprio "basta": basta recriminazioni per una famiglia o degli amici che li hanno portati fuori rotta, o magari proprio abbandonati. Basta guardare a sé come persone da compatire. Felici di ricominciare a studiare, o di avviare la propria attività lavorativa.
Fra le tante cose ascoltate, ne voglio trattenere due.

domenica 10 giugno 2012

Di sguardi e di silenzi

Tra le classi di quest'anno, ne ho avuta una tutta al femminile. Forse anche per questo, i Promessi Sposi negli ultimi mesi hanno assunto una sfumatura sempre più rosa (simpatia per Renzo a mille; perplessità su Lucia a tremila...). 
E Don Lisander accontenta, ma non troppo. Dice, e poi ritratta. Meglio: dichiara di non aver nulla in più da dire. E così riesce a esprimere anche l'ineffabile. 
Non c'è mai un dialogo d'amore tra i due; ma in realtà no, ce ne sono, con tutti i loro cliché: i batticuore, le parole più trite e quelle da intendersi al contrario; e sguardi più fuggitivi di quelli di Silvia...

Perciò voglio dedicare quest'ultimo post scolastico a Manzoni e alla sua storia d'amore.

Tutti ricordano le prime scene del romanzo: i pudori di Lucia; le minacce di Renzo perché lei acconsenta al matrimonio segreto. Poi la separazione, il voto, e il gran tormento causato a Lucia da Donna Prassede ("Allora? Non ci pensiam più, a colui?!?").  

Ma è al Lazzeretto che la questione si fa seria.

domenica 3 giugno 2012

Non smette

Le scosse non smettono.
Sarà che abito al sesto piano; ma ogni volta più velocemente, adesso, quando il pavimento ondeggia,  penso a chi di scosse ormai ne ha avute fin troppe, ben più gravi.

I miei alunni più generosi, fin da martedì scorso, mi hanno chiesto di poter organizzare una raccolta fondi a scuola.
Ma io voglio poter dedicare a tutti i colpiti del terremoto anche questa pagina:

lunedì 28 maggio 2012

Studente sornione

Sto correggendo temi e son quasi allo sgocciolo (io, e i temi). Quest'anno è andata così, mi son ridotta a farli tardi...
Tema argomentativo, tre tracce. Una copiata dal loro libro di grammatica, nonché disponibile - credo - su  una buona dose di Baci Perugina. E' Pascal:
"Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce"...

La consegna è quella di strutturare matematicamente il tema, ad imitazione dei modelli proposti dal loro testo. E poi, per non morire nella logica, inserire almeno un'immagine che stupisca il lettore (!).

Non sempre riesco a capire quel che gli studenti abbiano considerato stupefacente, tra le varie immagini che si dipanano (spesso a fatica...). 
Ma ecco, tra vari e contorti periodi sintattici, qualcosa di nuovo:
"La ragione non comprende a pieno il cuore, né il motivo per cui, pur potendo affidarci a qualcosa di sicuro, preferiamo l'imprevisto.

giovedì 17 maggio 2012

Fisioterapia


Colloqui coi genitori: tanti, vari. Problemi di frequenza, di apprendimento, di cattive compagnie. 
O magari anche solo problemi di ridimensionamento, di ricontestualizzazione. 
E' che alla fatica di preparare e correggere le ultime verifiche, senza perdere tempo (e senza ingenerare ansie), l'ansia arriva magari proprio ripensando se si è detto bene quel che si doveva dire a genitori e studenti: tutto, per tempo, coi dovuti modi. Con decisione ma anche discrezione.

Mi è tornato in mente questo brano di uno dei libri che amo di più: Nati due volte di Pontiggia. Sulla possibilità sbalordente  che un messaggio non arrivi perché non lo vogliamo; magari perché confondiamo contenuti e modi (quei modi a cui pur tengo così tanto...)
   
«Qui bisogna cominciare subito!»

Sgrano gli occhi: «Che cosa?»

«La fisioterapia! Molte ore al giorno! E voi dovete collaborare a tempo pieno!»

Si è rivolta a Franca, che tradisce un panico silenzioso.

«Non bisogna perdere tempo!» aggiunge. «Già se ne è perso troppo!»


lunedì 30 aprile 2012

Sfumature

© Barbara Z.
«Non c'è bisogno della letteratura per imparare a leggere. C'è bisogno della letteratura per sottrarre il mondo reale alle letture sommarie, siano esse quelle del facile sentimentalismo o dell'intelligenza implacabile. 
La letteratura ci insegna a diffidare dei teoremi dell'intelletto e a sostituire al regno delle antinomie  quello della sfumatura. 
La letteratura rifugge dal melodramma e ricorda "che nessun successo dell'esprit de geometrie potrebbe sollevare l'uomo dalle proprie responsabilità nei confronti dell'esprit de finesse

(A. Finkielkraut, Un cuore intelligente, Adelphi 2011)

mercoledì 18 aprile 2012

Anche grammatica è poesia

(per la foto: grazie Barbara Z!)
Io insisto tanto sulla grammatica italiana. Mi piace epica, adoro poesia, leggo volentieri Manzoni... Ma è proprio da lei che non ti aspetteresti scintille. E invece. 
Oggi, per esempio, correzioni insieme delle analisi del testo su Montale: Meriggiare pallido e assorto, Maestrale, Prima del viaggio

Bello scoprire che Montale ha strutture così simili a Leopardi: prima la descrizione, poi la sintesi esistenziale (le due strofe di Prima del viaggio lo sanciscono a pieno). 
E ancora la denotazione e la connotazione: il  Maestrale accarezza il cuore vasto del mare, i rami additano l'orizzonte... Gesti affettuosi, perché solo gli amici sanno come raggiungerci, e vogliono indicarci il meglio  (è la stessa natura amica dei Limoni). 
I gabbiani non sostano mai, "perché ogni cosa porta scritto:/ Più in là" (nessun cartello, nessun indice a fondo pagina, nella giornata: ma ogni persona incontrata schiude orizzonti; ogni aspetto in cui ci si inoltra suggerisce, invita. E' la vita ad invitarci - che la figura etimologica non sia casuale...?
Sentiamo la "maretta che parlotta" tra gli scogli, la "vasta distesa che si spiana beata"... (è l'orecchio fine di Montale. Che ci infastidisce apposta, altrove; per esempio con quei tremuli scricchi/ di cicale dai calvi picchi).
  
Ma è come se Montale non volesse abbandonarsi mai del tutto: ai suoi amici - vento, rami e mare; alle sue speranze ("Mi dicono ch'è una stoltezza dirselo"). Quasi non vorrebbe porre sé in questo paesaggio amico. 
Ragazzi, vi siete accorti che forme verbali ci sono in Prima del viaggio? "Quasi tutti si passivanti!" Quindi? "Forme impersonali, senza soggetto". E in Meriggiare? "Solo verbi all'infinito!" Perché? "Perché è un modo indefinito. Impersonale!" (allora visto, che studiare grammatica serve? :-)    
      

sabato 14 aprile 2012

don Lisander

E' notte, per Lucia, al castello dell'Innominato. Ma poi arriva l'alba, e Federigo.
Con gli studenti cerchiamo di indagare ancora, di capire meglio (i capitoli più noti dei Promessi potrebbero prestarsi a una buona dose di retorica).
Ho assegnato a casa per le vacanze, fra gli altri, un compito  nuovo: scrivere la domanda che più rimane dopo la lettura di questi capitoli (la consegna esatta è: la domanda a cui il proprio libro di testo non offre risposta). 

Qualcuno cerca di cavarsela a buon mercato (fin troppo!): quanti anni ha Federigo, come si chiama la vecchia che deve accudire Lucia... Facile ironia per chiunque: "Beh, in effetti il libro non dice neppure quanti capelli aveva ancora sulla testa l'Innominato (!), oppure di che colore fosse il grembiule di quella vecchia...".

Qualcuno, però, si è messo: perché l'Innominato continua a pensare a Lucia ed entra in crisi?  Forse è innamorato di lei? E Lucia, nei confronti di lui, si muove con furbizia, o pensa davvero che quest'uomo abbia buon cuore? (Ormai dovrei quasi essermi abituata: chiaro che, per i miei quindicenni, l'unico sentimento che possa spiegare una crisi è l'innamoramento che conoscono loro, senza troppe sfumature, senza altre possibilità).

Certo però- osserva un'alunna - Lucia è l'unica che tratta l'Innominato da essere umano: non da padrone (la vecchia e i bravi) né da spadroneggiatore (come in paese); è lei a riconoscere che qualcosa in lui sta già cambiando mentre le parla. 

martedì 3 aprile 2012

Dove vivono i giapponesi

Da qualche giorno sono sbarcata in Giappone (qui vive mio fratello, a Tokio per un master di due anni).

Uno dei primi posti dove si passa quasi per forza venendo qui è Shinjuku (il quartiere,  tanto per intenderci, qui a fianco: grattacieli, neon, e poi gente e gente e gente molto di corsa... la larghezza delle striscie pedonali non li raccoglie mai tutti!). 
La prima volta mi son sentita davvero spersa. Non per le scritte indecifrabili (o forse sì, anche per quello); ma per il senso di piccolezza che assale chi si trova lì senza lo stesso scopo di chi corre (come loro). Come se non correre, o non acquistare in quei negozi, o non essere un manager come loro, volesse dire non essere niente. 

Poi sono stata a casa di mio fratello; è uno studente ed ha un piccolo (ma dignitoso) appartamento in affitto. 
Però mi ha detto che tutti a Tokio vivono in case non più grandi della sua. Che in parecchie famiglie (lui ne conosce alcune, qui) si fa fatica a stare, a parlarsi. La condizione lavorativa delle donne è assolutamente impari a quella degli uomini (basta guardarsi attorno in metropolitana, nelle ore di punta, e calcolare le proporzioni). Diversi padri di famiglia, ma anche tanti giovani, prima di rientrare a casa si stordiscono nei "pachinko": come dei casinò in piccolo, con miliardi di slot machine e musica altissima. I locali dei bar sono spesso banconi con sgabelli, non tavoli dove pranzare coi colleghi. Allora mi sono chiesta dove vivono davvero questi giapponesi; come fanno a vivere così. Che forse non è troppo distante da quello che rischia di avvenire anche qui in Italia, a Milano per esempio. Ma poi ripenso ai nostri bar e ristoranti, agli aperitivi, agli amici. L'abnormità di quel che vedo qui mi sembra che mi obblighi a chiedermi per cosa valga la pena vivere, in Italia, come in qualsiasi angolo del mondo. Cosa vorrei per me e per mio fratello, e per questi giapponesi che corrono e poi si addormentano di default in ogni angolo della metropolitana. 
E io lo so che sono almeno 100 volte fortunata a non essere nata a Shinjuku. Ma non riesco a non chiedermi dove vivano veramente i giapponesi...

domenica 18 marzo 2012

Una semplice formalità...

Venerdì si è consumato il delitto: anch'io sono stata vittima della burocrazia italiana! 
Perché tanto si è fatto per snellire, abbreviare, semplificare. 
Ma niente da fare: nessuna legge può evitare il sopruso burocratico. 
Nel week-end mi è tornato in mente anche Asterix: ma ricordavo (erroneamente) che l'eroe se la fosse cavata con la forza bruta. Invece no!

E' incredibile come i geni sappiano dire meglio di noi, comuni mortali, quel che tutti proviamo: il tentativo di partire con gentilezza; l'incomprensione; la progressiva perdita di pazienza scambiata per insolenza; la stanchezza incipiente; la sensazione di essere fuori dal mondo e il relativo disagio...
Ma un'arma c'é: basta premere la sua logica fino in fondo!
Buona visione.

giovedì 15 marzo 2012

La curiosità e il lavoro

Oggi entro in una delle mie seconde, e attendo qualche secondo il silenzio per l'appello. Ma alcuni parlottano, e fatico a ottenerlo subito. "E' successo qualcosa?". Poi aggiungo - altra mia tipica osservazione: "Se è qualcosa che può riguardare il lavoro di tutti, ditemi". E infatti, risponde la ragazza più spigliata: "Prof, ieri hanno fatto vedere un video sui bambini-soldato dell'Uganda. Prima li drogano, poi li obbligano a uccidere i loro parenti; perché c'è un signore della guerra, Kony...".
Allora io annuisco, perché proprio ieri sera ne ho parlato con una amica assistente sociale, in missione in Africa per qualche anno, che mi ha accennato di lui e del "caso" Invisible Children.
"Se anche non li drogassero, non credete che basterebbe certa cattiveria umana a creare dei mostri? Ma forse mi sembra più interessante ridire questo in positivo: voi per caso l'avete saputo da quel giornalista che aveva conosciuto uno di quei bambini, e per questo ha deciso di far girare quel video che...?". Infatti è così.
Poi racconto della mia amica, che  avrei già voluto presentargli per raccontare la sua esperienza laggiù. Loro annuiscono e mi chiedono: "Non possiamo proporre a tutta la scuola di sostenere l'attività di Invisible Children?". Io ne sono entusiasta, però aggiungo: "Allora dobbiamo informarci, capire bene come stanno le cose". E affido l'incarico ai primi due che han tirato fuori l'argomento.
Torno a casa: dal 5 marzo la rete è piena di video ed articoli su Kony ed LRA; molti fortemente critici. Però è un dato: il video sta girando il mondo. L'Italia è come sempre un po' in ritardo, ma il fenomeno è enorme.
Eppure, fra i miei studenti, di questi dubbi non c'era traccia.

martedì 6 marzo 2012

A cosa serve il latino (problema vs esercizio, 1-0)

Se la vita non fosse problema, non avrebbe senso. E viceversa: credo che nella vita ci siano problemi proprio perché noi la percepiamo con una direzione, un senso.

Anche questa settimana perciò vorrei rispondere all'invito di Palmy: la seconda grande competenza che si può educare a scuola è quella di risolvere problemi (affine, del resto, al saper porre domande; affrontare la vita come problema vuol dire in fondo chiedersi: "Come quello che mi sembra incomprensibile, o di ostacolo, può essere un bene per me?").

Su questo avevo provato a dir qualcosa anche in fondo a un mio post di qualche tempo fa.

Ora, due ulteriori spunti didattici:

- uno degli interventi più efficaci degli ultimi "Colloqui Fiorentini" è stato quello del prof. G.Maddalena, che ha impostato la sua lezione su Foscolo come un giallo: perché un autore di successo come lui, a un certo punto, smise di scrivere? Cosa lo ostacolò? (nonostante il contenuto impegnativo, questo taglio ha reso il suo intervento uno dei più stimati da tutti i ragazzi lì presenti...)

- ho riscoperto un gran bell'articolo sul problem solving: paradossalmente, più ancora che i tanti - ripetitivi - esercizi di algebra; più scientifico e stimolante e creativo, a scuola, sarebbe proprio... tradurre latino!
Molti spunti sull'utilità del latino, in forma scanzonata, li aveva già espressi il mio amico Scorfano, qui.

Dario Antiseri però argomenta puntualmente: sempre più, nella scuola d'oggi, si avverte:
l'urgente necessità di una didattica che - affinché non si continui a dare risposte a domande non poste - punti sui problemi più che sugli esercizi.

giovedì 1 marzo 2012

elogio del domandare

Rispondendo all'invito della mia amica blogger Palmy, provo anche io a fissare alcune riflessioni di buone pratiche didattiche; in particolare sulla cruciale domanda riproposta da lei questo lunedì: in un mondo sempre più caotico e imprevedibile, quale ruolo può assumere una scuola che non rinunci a se stessa? Quali competenze sviluppare? 

La prima abilità propugnata da Palmy è saper porre domande.
E' un tema, questo, che mi trova in assoluta consonanza con lei: come a suo tempo è stato insegnato anche a me, l'alunno veramente intelligente è chi sa porre domande.
Per questo cerco sempre di porne molte a mia volta; sperando, naturalmente, che non siano fuori luogo...
(Ma, tra parentesi: non credo che esistano davvero domande inutili: ne possono esistere di indiscrete, intempestive, ironiche, generiche... Eppure tutte dicono di un'attitudine preziosa, perché dimostrano che chi le pone "accetta" di entrare in relazione con altri; cioè accetta di lasciarsi arricchire, correggere, o indirizzare verso altri lidi. O - comunque - si espone ad esserlo...).

Palmy si è addentrata nelle "tecniche" per affinare la nostra attitudine alla domanda. Per affiancare le sue considerazioni, ho pensato di provare a esplicitare anche quale ne siano i presupposti, e alcuni interessanti risvolti. 

martedì 28 febbraio 2012

Perle d'Ortis

Questi ultimi due mesi sono stati fra i più intensi della mia carriera scolastica. Io e la mia classe (una seconda liceo) abbiamo partecipato ai Colloqui Fiorentini... E siamo riusciti anche a vincere un premio!
Perplessa, all'inizio, qualche famiglia; e soprattutto il Preside. Ma quando stamattina gli abbiamo consegnato la pergamena, ha detto di essersi "sinceramente ricreduto", e anche questa per me è una grande conquista!
I Colloqui Fiorentini sono un'esperienza ricchissima, e il loro fiore all'occhiello sono proprio i seminari tra ragazzi, che caratterizzano i tre giorni di questa grande manifestazione nazionale (2000 studenti da tutta Italia). Si arriva lì dopo una bella marcia preparatoria, dove ogni gruppo che concorre è chiamato a presentare la sua tesina sul titolo proposto (quest'anno, una frase di Foscolo: "Tu passeggerai sovra le stelle...").
Io ho organizzato la mia classe in gruppi, e i lavori realizzati sono stati la prima conquista di questa proposta "insolita" per studenti di 15 anni.
Ha vinto uno solo dei miei gruppi, ma la vittoria per me è davvero di tutta la classe; vittoria di un modo di lavorare, paragonandosi sul serio, insieme ad altri, sugli autori studiati a scuola.
Per questo voglio riportare qui i brani delle loro tesine che più mi hanno colpito (da quella vincitrice, ma non solo).
I Colloqui  Fiorentini sono un bellissimo regalo che la mia classe ha fatto a me, e che per questo voglio regalare a tutti:




* [l'amore]
"Teresa è mia tutta;  tu me l’hai assegnata perché mi creasti un cuore capace di amarla immensamente, eternamente" [Ortis, 12  Maggio 1798] … Un amore come questo, per gli adolescenti del tempo d’oggi, è quasi un’utopia. Spesso si cerca l’amore sui social network, senza sapere neppure cosa sia; si desidera condividere le proprie esperienze con qualcuno, magari accompagnandole con fotografie da mostrare agli amici, oppure frequentando feste insieme per “sfoggiarsi” l’un l’altro; insomma, si attribuisce un significato molto banale all’amore… 
L’amore disperato di Jacopo Ortis, fino al suicidio, vuole essere quasi una “prova” del fatto che non è il tempo a rendere più importante una storia d’amore. Il protagonista e Teresa di fatto non hanno trascorso molto tempo insieme, ma i sentimenti erano sinceri, l’amore era intenso. Il tempo non è fondamentale, tutto dipende dai sentimenti che una persona prova. Eppure ciò che fa soffrire Jacopo è proprio non avere avuto tempo, non avere avuto un’occasione per vivere la propria storia con Teresa, per poterla corteggiare e amare alla luce del sole: grazie al trascorrere del tempo Foscolo avrebbe potuto conoscerla meglio, e condividere con lei le sue esperienze. Il tempo, per Foscolo, non è incentivo, ma ostacolo.

mercoledì 15 febbraio 2012

Uno sguardo

Ieri ho rivisto un ex alunno che speravo di ritrovare da tempo. 
Marco è stato il primo studente che ho avuto per cinque anni interi (io prof quasi alle prime armi). Talento nello scrivere affinatosi man mano (più misurato nelle ragazze, di solito; ma in un ragazzo è quasi sempre esplosivo, più nervoso e preciso). Impagabile nel modo di studiare e guardare in faccia il professore per capire bene la domanda; con risposte precise, e soprattutto senza mai rinunciare al proprio (spesso affilato) giudizio sulle cose. Capace di raccontare con stile anche brani di vita con gli amici (tanti). Oppure dichiarare subito di essere impreparato davanti alla domanda inaspettata; così come arrischiare una risposta campata in aria, se il prof aveva tempo da perdere. 
Capace anche di saltare in classe dalla finestra l'ultimo giorno di scuola, per "testare" il suo voto di condotta...

Ieri, appunto, l'ho rivisto; sta per laurearsi alla triennale. Ha perso un anno, ma nel frattempo ha viaggiato più di mezza Europa, salvato amici in rotta con l'Università, magari riacciuffandoli all'altro capo del mondo.

giovedì 2 febbraio 2012

fare "con" e crescere per sé

Mesi duri, per una mia classe, quelli appena trascorsi: un lavoro a gruppi su Foscolo per un concorso ha prosciugato tempi ed energie.
Ma ieri il quadrimestre si è chiuso, così da poter tirare un po' di somme...

Esperimenti così li vivo sempre con il senso del rischio: c'è tanto da verificare, sia durante, sia dopo.
Nonostante le indicazioni, poi, qualche studente si imbosca lo stesso. Ed anche quelli che nel gruppo "tirano", quando il gioco si fa duro, a un certo punto mollano gli altri e basta.

Questa volta, però, oltre alla "tesina" da scrivere, ho dato anche un tema su questa esperienza a gruppi.

Stralci:

giovedì 19 gennaio 2012

Una formula che tenga...

Ho appena terminato di leggere l'ultimo post del mio amico Scorfano, che come spesso (e intelligentemente) discute l'opportunità dei corsi di recupero per le scuole superiori: siamo al termine del quadrimestre, quindi è tempo del redde rationem. 
Più del docente, che dell'alunno: a chi dare la sufficienza? E, tra gli insufficienti, a chi attribuire il corso di recupero? (a tutti; a chi ha l'insufficienza solo negli scritti; solo a chi ha voti bassi perché palesemente non vi arriva, anziché ai lazzaroni...). E chi li terrà questi corsi? E li terrà solo per i propri studenti, o anche per quelli di altre classi?

mercoledì 4 gennaio 2012

Napoli è mille colori

2 giorni a Napoli.

Alle medie, mi ero imbattuta in un folgorante apologo di Buzzati: "In qualche lontana città che non conosci e dove forse non ti accadrà mai di andare, c'è uno che ti aspetta. ... A Napoli, per esempio, si spalancano sulle vecchie viuzze immensi portoni stemmati, scuri e taciturni, di là dei quali certo riposano segreti. Forse è uno di questi. Bisognerebbe che tu salissi lo scalone, non lasciandoti impressionare dalla sporcizia, dai topi, dagli scrostati muri. In cima c'è un uscio. Spingilo..." (Uno ti aspetta - In quel preciso momento)

Sognavo da tempo questa Napoli, e lei non mi ha deluso. Napoli è così, bellissima e trascurata, con un passato da far rabbrividire (o trasalire). E in più due altri aspetti, che non conoscevo.