sabato 26 gennaio 2013

Il bianco e il nero

Dante mi sorprende sempre. Ho cominciato a insegnare con questo pensiero: facendo "giocare" in classe quel che mi piaceva, ci avrei sempre guadagnato qualcosa. E infatti Dante mi piace proprio per questo: ciò che scopro insegnandolo non mi capita con nessun altro.
Prima di Natale (lo so, è un po' che manco...) eravamo in classe davvero in pochi - ragioni varie. Riprendo il canto III dell'Inferno, e mi soffermo sul contrappasso degli ignavi.

Visto che non è la prima volta che lo spiego, so che devo aspettare sempre qualche frazione di secondo dopo aver spiegato la pena di queste anime. Gli ignavi sono coloro che nella vita si sono sempre rifiutati di scegliere il bene, e per questo ora sono costretti, nudi, a correre dietro un'insegna, punti da mosconi e vespe, e il sangue che cola viene raccolto da... (be', il testo parla da sé). Dicevo: aspetto sempre qualche secondo  perché - giustamente - qualche anima femminile esprima il proprio raccapriccio. Questa volta, però, non solo quello. Martina (la chiameremo così), la più mite e timida e schiva della classe, sbotta: "Non è giusto!".