venerdì 17 maggio 2013

Ulisse e il male dell'anima

Assegno ai miei studenti un tema personale sulla scorta dell'ultima lettura proposta; il libro (sempre il buon, vecchio Grossman) si presta bene a paragoni con il mondo adolescenziale vissuto dai miei ragazzi. 
Non è una novità che la loro sia età di crisi. E infatti di dolori e sofferenze ne emergono tanti, un po' in tutti i temi: è l'incomprensione dei genitori, o le amicizie che finiscono; magari l'incapacità di aiutare chi comincia a frequentare brutti giri... 
Ma uno, direi, li accomuna: il disagio di non sapere chi si è, che cosa si desideri veramente; il sentirsi in divenire, e vedere che ciò accade anche agli altri, e il patirne. 
Così, qualche giorno dopo, entro in classe con in testa il rumore di fondo dei loro temi. Comincio la mia lezione sull'Odissea. Proemio: 
"L'uomo ricco di astuzie raccontami, o Musa, che a lungo errò ... di molti uomini le città vide e conobbe le menti; molti dolori patì in cuore...". 

Com'è vicino Ulisse ai miei studenti; vicinissimo! "Ragazzi, guardiamo in nota: ricco di astuzie è una traduzione scelta tra le tante per un termine magnifico, polytropos; che vuol dire insieme astuto, versatile, che ha molto viaggiato... L'intelligenza di Ulisse è tale perché ha saputo viaggiare, tentare strade nuove: è segno di intelligenza trovare una strada adatta perché ciascuno degli altri, così diverso da noi, ci possa capire.